L’altro giorno, mentre facevo la mia consueta spesa del venerdì sera, ho notato qualcosa che mi ha dato da pensare. Mi è parso che la disposizione della merce sugli scaffali fosse ben lontana dalle strategie di neuromarketing che tutti noi conosciamo. Non voglio apparire eccessivamente critica, ma si sa, a pensar male si fa peccato, ma si indovina.
Parlo di un supermercato di fascia medio-alta, o forse dovrei dire alta. Lo frequento una volta alla settimana quando sono alla ricerca di prodotti freschi e di qualità, soprattutto pesce. Ciò che ha attratto la mia attenzione è la recente disposizione della merce. In realtà, non è una novità assoluta: la trasformazione è stata graduale e, forse per questo, non l’ho notata subito. Forse è perché in questo periodo vedo il classismo ovunque, o forse è una mia impressione, ma il fatto è che tra gli infiniti scaffali finivo sempre per acquistare più di quanto avessi in mente. Ora, invece, il mio percorso è limitato quasi esclusivamente all’ingresso. Perché? Perché tutti i prodotti in offerta sono ammassati proprio lì, frutta e verdura comprese.
La sensazione è chiara: “Voi, che avete pochi soldi, prendete i prodotti a basso costo e non disturbate i clienti che possono permettersi di spendere di più. Fate il vostro giretto e poi dirigetevi alla cassa”. Considerando la posizione del supermercato, penso che mescolare le offerte con gli altri prodotti non avrebbe creato problemi. Questo assetto è piuttosto confuso: ci si trova a passare dai prodotti per l’igiene all’olio, dalla carta igienica alle conserve, dai detersivi alla birra e ai succhi, con persino l’intimo in mezzo a tutto il resto. Una disposizione del genere la posso capire in un discount – Lidl docet – ma in un supermercato di alto livello mi sembra incomprensibile, a meno che non sia il frutto di una sorta di classismo applicato anche ai supermercati.
Spero di sbagliarmi, ma o siamo di fronte ad un abbandono delle vecchie regole, o nel frattempo ne sono state inventate delle nuove, regole che non esistevano nemmeno nei tempi di pandemia, quando sarebbe stato comprensibile cercare di “accorciare” i tempi di permanenza e di acquisto. Staremo a vedere, ma nel frattempo vi tengo d’occhio!